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“IL MONDO A 45 GIRI”, MIRACOLO A RAITRE

Forse non se ne sono accorti in molti, visto che l’audience è stata appena nella media e la critica l’ha trattato tra l’indifferenza e la supponenza, ma tra giovedì e venerdì scorsi è andato in onda uno dei migliori programmi della stagione televisiva, un piccolo gioiello proposto da Raitre. Si tratta di Il mondo a 45 giri, un prodotto ibrido, un po’ talk, un po’ documentario, un po’ show musicale, dedicato alla storia della Rca. Un esempio di come si può fare nello stesso tempo intrattenimento piacevolissimo e divulgazione culturale precisa e intelligente, insomma vero servizio pubblico. Un miracolo, di questi tempi, fatto con pochi soldi e tante buone idee.

Invece di andare a cercare il solito format stranero da adattare o di mettere insieme personaggi di richiamo che c’entrano come i cavoli a merenda (tipo Sophia Loren, Higuain e Belen ospiti diBocelli per fare un esempio recente), gli autori hanno preso tutta un’altra strada. Hanno cercato un conduttore simpatico e competente, Luca Barbarossa (attenti! è nata una stella della conduzione), gli hanno affiancato una partner elegante e discreta (Gloria Guida), hanno cercato immagini e suoni d’epoca significativi, mai banali, spesso originali e capaci di spiegare la grandezza dei mitici anni Sessanta con una certa profondità sociologica, al di là dei soliti luoghi comuni, e hanno invitato solo ospiti che avessero davvero qualcosa da dire o da fare. Alcuni hanno rivelato doti canore ancora eccellenti (Rita Pavone), altri hanno raccontato esperienze vissute, climi culturali, aneddoti, senza mai cadere nel patetico, nel prevedibile, nel dejà vu (strepitoso l’aneddoto sui veri censori di Ho visto un re – andatevelo a rivedere -).

Nessuno era lì per caso, per promuoversi, per occupare uno spazio, per fare da specchietto per le allodole. Ennio Morricone ha saputo spiegare la nascita di alcuni brani addentrandosi in particolare tecnici che nulla hanno tolto alla chiarezza, Zambrini ha raccontato l’origine “gregoriana” di Un mondo d’amore: questa è la divulgazione. Incredibile ma vero: persino la presenza di due figli d’arte come Marco Morandi e Paolo Jannacci ha funzionato. Spigliato, spiritoso, acuto, Marco non solo ha cantato le canzoni di Rino Gaetano (che è già un gran merito) ma è riuscito a parlare di suo padre (anche con un ironico intreccio di canzoni) senza mai dire una banalità. Se non è un miracolo questo…

di Giorgio Simonelli

Il Fatto Quotidiano